Esercizi per l’autogestione e la prevenzione
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NON SOLO TERAPIA MANUALE, MA ANCHE EDUCAZIONE DEL PAZIENTE ALL’AUTOGESTIONE
Il ruolo della terapia manuale nel trattamento dei disordini muscolo-scheletrici è fondamentale. Tuttavia anche il migliore dei trattamenti, non potrà mai ottenere successi su pazienti che per le altre 23 ore della giornata, ad esempio:
– Mantengono a lungo posture (in flessione o in estensione) non adeguate alla propria condizione sul lavoro, a casa, nel dormire e/o non svolgono nessun tipo di esercizio atto a compensarle.
– Svolgono attività (attività della vita quotidiana, hobby, sport) per le quali, a livello muscolo-scheletrico non sono preparati a sufficienza (presentano squilibri muscolari, debolezza data dalla poca attività, ecc.)
AUTOGESTIONE
L’autogestione è una parte del trattamento globale del paziente. Quali saranno le misure dell’autogestione e quale il suo significato dipende dal processo di ragionamento clinico: in ogni caso questa deve essere un proseguimento logico del trattamento.
L’autogestione consiste in:
1. Informazioni ed educazione
2. Ergonomia
3. Istruzione agli esercizi terapeutici
Obiettivi dell’autogestione:
– Ottenere risultati terapeutici;
– Evitare recidive;
– Stimolare il paziente alla fiducia in se stesso;
– Migliorare la mobilità, la forza, la resistenza, la coordinazione ed il fitness generale;
– Conquistare la fiducia nel movimento;
– Educare alla percezione del proprio corpo;
– Dissipare la paura del movimento;
– Risparmiare tempo e costi.
1. Informazioni ed educazione
Servono ad aiutare il paziente nella comprensione del suo problema motorio ed a spiegargli quali sono le possibilità che egli ha di modificarlo personalmente.
Il fisioterapista assume in questo caso la posizione di consigliere, coach. Solo se il paziente comprende il senso degli esercizi e migliora grazie ad essi sarà motivato ad un allenamento costante.
Il tono di fondo delle informazioni dovrebbe avere una base positiva, ma, per quanto possibile, si forniscono queste informazioni:
– Informazioni sulla problematica, sulla patologia ed i meccanismi alla base del problema, oltre al ruolo del movimento;
– Informazioni sul dolore (meccanismi neurofisiologici del dolore) ed il ruolo dei movimenti;
– Informazioni su possibili obiettivi terapeutici definiti assieme durante il colloquio con il paziente;
– Spiegazioni con l’ausilio di modelli articolari o del rachide oppure rappresentazioni grafiche;
– Abbattimento delle barriere stimolando la fiducia in se stessi e nelle proprie capacità di azione;
– Informazioni su studi scientifici relativi a misure fisioterapiche compreso il programma domiciliare.
2. Ergonomia
Lo spettro dell’ergonomia è molto ampio e si estende dall’istruzione riguardo a posizioni di scarico nel caso di una problematica dolorosa, posizioni corrette da tenere, fino allo swing nel golf o al consiglio su una scarpa da corsa adattata.
3. Istruzione riguardo ad esercizi terapeutici
Il paziente dovrebbe avere la possibilità di eseguire in modo simile e per conto proprio le tecniche adottate dal terapista con successo durante il trattamento, attraverso degli esercizi adeguati (automobilizzazione delle articolazione e delle strutture neurali). Ovviamente gli esercizi terapeutici possono servire anche allo scopo di ristabilire l’equilibrio muscolare.
In linea di massima l’esecuzione degli esercizi terapeutici dovrebbe rappresentare un’esperienza positiva per il paziente. Per ottenere questo obiettivo gli esercizi devono soddisfare determinate condizioni:
– più semplici possibili;
– più sicuri possibili;
– più idonei possibili alla vita quotidiana / all’attività lavorativa;
– il paziente deve poter percepire il miglioramento.
Fonti utilizzate:
Manipolazioni vertebrali di Maitland di G. Maitland, E. Hengeveld, K. Banks, K. English; Elsevier Masson
Manipolazioni periferiche di Maitland di G. Maitland, E. Hengeveld; Elsevier Masson